Le castagne della Valle Po
La pianta del castagno e'
originaria della Cina e rappresenta
una delle piu' importanti
essenze forestali
dell'Europa meridionale.
Nei secoli passati molte civilta' si sono
sviluppate attorno allo sfruttamento
dei prodotti offerti da questo albero:
non solo frutti edibili, ma anche
legname per costruzione, legna
da ardere, tannini per colorare e conciare.
La pianta puo' raggiungere i 30
metri di altezza e vivere per parecchi
secoli; nel Canton Ticino sono presenti
esemplari monumentali che raggiungono
addirittura i 7 metri di circonferenza
e i 700 anni di eta'. In provincia
di Cuneo esistono piu' di 50
varieta' locali e molte sono originarie
della Valle Po.Tra le principali si possono
ricordare le varietà Ciapastra,
Tempuriva, Bracalla, Contessa, Pugnante,
Sarvai d'Oca, Sarvai di Gurg,
Sarvaschina, Siria, Rubiera, Marrubia,
Gentile, Verdesa, Castagna della
Madonna, Frattona, Gabiana, Rossastra,
Crou, Garrone Rosso, Garrone
Nero, Marrone di Chiusa Pesio
e Spina Lunga.
Zona di coltivazione nel Parco del Po
La pianta del castagno e' presente in
forma spontanea in una fascia altimetrica
ben precisa che si estende
alle nostre latitudini dai 200 ai 900
metri sul livello del mare. La pianta
coltivata e' presente in tutti i comuni
montani del parco compresi in questa
fascia altimetrica ed in particolare
Martiniana Po, Envie, Gambasca,
Sanfront, Revello e Paesana.
Notizie storiche
La coltivazione della castagna da frutto
nel Parco del Po e' antichissima, le
castagne bianche sono citate in documenti
dei Comuni di Envie e Martiniana
Po risalenti al 1291 ed i primi riferimenti
si attestano alla fine del XII
secolo (Carteggio della Certosa di
Pesio: 1173 - 1277).Gia' nel 1300 alcuni
statuti comunali riportano le sanzioni
da applicare per chi raccoglie illecitamente
le castagne. Ancora oggi
sono presenti sul territorio essiccatoi
per castagne risalenti al XV e XVI secolo.
I mercati principali per la vendita
dei frutti freschi o essiccati erano
Cuneo e Venasca. La castagna ha
rappresentato per secoli la base economica
ed alimentare delle popolazioni
montane del parco. Si consumava
cotta a fuoco lento nel latte, arrostita,
bollita o in farina usata poi per
fare dolci ma anche il pane. Era una
merce che era venduta nei mesi invernali
quando la montagna non poteva
offrire altre produzioni ed, essendo
molto nutriente, era la base
della dieta alimentare. Le produzioni
rimasero elevate in tutta la provincia
sino a quando le vallate e le zone
montagne furono abitate, poi lo spopolamento
e la migrazione verso le
citta' avvenuta negli anni '50 del secolo
scorso, portò ad un progressivo abbandono
anche dei castagneti e dei
loro frutti. Negli anni '80 e '90 del secolo
scorso alcuni regolamenti comunitari
hanno favorito una certa ripresa
delle produzioni ed il ripristino
dei castagneti da frutto degradati.
Caratteristiche
La pianta del castagno resiste bene ai
freddi invernali ( sino a -25 C) ma
essendo una specie mesofila, diventa
esigente nella fase vegetativa, per
tale ragione il risveglio avviene tardivamente
e la fioritura solo all'inizio
dell'estate. Per completare il ciclo di
fruttificazione sono necessari almeno
4 mesi di bella stagione.Nella coltivazione
non sono impiegati generalmente
fertilizzanti o fitofarmaci di
origine chimica. I frutti sono raccolti a
caduta nei mesi di ottobre e novembre
a seconda della precocita' o della tardivita'
varietale; le castagne appena
raccolte sono generalmente sottoposte
ad un trattamento termico in acqua
calda a 50 C per 45 minuti. Il
prodotto puo' essere venduto fresco
(castagne verdi) o essiccato (castagne
bianche). L'essicazione avviene in
locali appositamente costruiti per tale
scopo, i cosiddetti "essiccatoi" o
"secou". L'essiccatoio e' composto da
due piani: in quello inferiore, che funziona
da caldaia, viene acceso un
fuoco, alimentato tre volte al giorno
con legna di castagno o prodotti forestali
di scarto. Al piano superiore si
trova un unico graticcio, in legno o in
metallo.
I graticci in legno, costituiti
da listelli di 3-4 cm di spessore e distanziati
tra loro di circa 1 cm erano i
più usati perche' meno costosi e, in
caso di incendio, lasciando cadere le
castagne, bloccavano immediatamente
il propagarsi del fuoco.Quelli di
metallo hanno una durata superiore
con maglie di 1 cm2.
Le castagne sono disposte sul
graticcio in uno strato dapprima di 20
cm che puo' aumentare gradualmente
fino ai 30-50 cm. Durante l'essiccazione
i frutti vengono periodicamente
rivoltati, sorvegliando che la
temperatura si mantenga costante.
Il peso del prodotto che si ottiene
dopo 30-40 giorni di essiccazione e'
circa 1/3 di quello originario. Terminata
la fase dell'essiccazione, le castagne
secche vengono sottoposte
alla sbucciatura cioe' all'eliminazione
dell'epicarpo. In passato, questa operazione
veniva effettuata utilizzando
diverse tecniche: le castagne secche,
ad esempio, venivano "battute" all'interno
di un sacco contro un ceppo o
per terra oppure si "pestavano" con
apposite calzature dalla suola munita
di punte di legno o con cilindri di legno
dotati di punte e di un manico. Negli
ultimi anni, si procede alla sbucciatura
meccanica.
Le castagne secche sgusciate si
presentano intere, sane, di colore paglierino
chiaro, con non più del 10% di
difetti (tracce di bacatura, deformazione,
rotture, frutti con tracce di pericarpo,
ecc.) e non oltre il 3% di prodotto
bacato.
Produzioni tipiche
I frutti del castagno possono essere
utilizzati per molteplici trasformazioni:
farina di castagne, confettura di castagne,
crema di marroni, marron glace',
castagnaccio e dolci ottenuti con
la farina, frutta sotto spirito.
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Fonti:
- Bollettino Ufficiale della Regione
Piemonte del 7 marzo 2001 suppl.
al n. 10
- http://prodottitipici.provincia.cuneo.it/prodotti/ortofrutta/castagna/index.jsp
- http://www.saporidelpiemonte.it/prodotti/vegetali/17.htm